Illustriamo la vicenda così come ci é stata raccontata cercando di non prendere nessuna delle parti poiché non ne conosciamo i retroscena e poiché abbiamo sentito solo una delle voci in causa.
In sostanza: albergatore ha assunto un nuovo cameriere. Durante il periodo di prova va tutto bene ma una volta firmato il contratto stagionale quest'ultimo ha radicalmente cambiato atteggiamento perdendo molta della sua serietà prendendosi la libertà di rivolgersi agli ospiti in toni non proprio gentili e comportandosi in maniera alquanto sgarbata. Alcuni ospiti si lamentano, l'albergatore riprende il cameriere ma niente: continua a comportarsi in maniera antipatica. Per intendersi: non accade nulla di effettivamente grave; il cameriere si presenta puntuale e fa bene il suo lavoro, solo che il modo in cui si rivolge alla gente ed il suo atteggiamento in generale irriterebbero la clientela generando lamentele da molti ospiti che non esiterebbero a segnalare all'albergatore quanto risulti antipatico tale cameriere.
Vistosi inascoltato, su consiglio del legale dell'azienda, l'albergatore invia al cameriere dei richiami tramite raccomandata ad ogni manifestazione di maleducazione fino al punto in cui non ha più ritenuto tollerabile la situazione e parlando a quattr'occhi con il cameriere gli ha detto che non é fatto per lavorare a contatto con la gente e che dovrebbe cercarsi un altro lavoro. Quest'ultimo si é rifiutato d'andarsene ed ha mosso i sindacati in sua difesa, i quali hanno subito contattato l'albergatore muovendosi in difesa del dipendente sostenendo che ha sempre fatto il proprio lavoro, che non esistono "dimostrazioni oggettive" di comportamenti scorretti ma solo "osservazioni generiche" e che non si può licenziare nessuno perché "é antipatico". Giunti a fine stagione poi, il dipendente ha fatto richiesta di prelazione all'albergo, per cui, qualora l'albergatore assumesse la stagione successiva un cameriere (ed é certo che lo farà), sarà obbligato a dare la precedenza proprio a quello in questione.
Una, purtroppo non rara, brutta situazione di rapporto tra titolare e dipendente. Come scritto a inizio post non conosciamo i retroscena della vicenda ed abbiamo sentito una sola delle parti, per cui non possiamo né vogliamo esprimer giudizio. Le interpretazioni più immediate sembrerebbero due: l'albergatore potrebbe aver tutte le ragioni oppure vi é dietro qualcos'altro e la suddetta "antipatia" del cameriere é solo una scusa per licenziarlo.
L'elemento "interessante" della vicenda, che ci ha convinto di segnalarla su Hotel Bizarre, é però una riflessione su come ci si può ritrovare in condizione di dover misurare, documentare e certificare il "livello di simpatia" di qualcuno. Altrettanto interessante é il fatto che, a seconda dei punti di vista, tale "livello di simpatia" possa essere inteso come "estremamente importante" da qualcuno (i clienti) o "da non prendere in considerazione" per qualcun'altro (legislazione) per cui, indifferentemente dalla strada scelta (assecondare i clienti licenziando un dipendente scortese o andare avanti comunque per non ledere i diritti del dipendente stesso) significa scontrarsi con quella opposta.
Una, purtroppo non rara, brutta situazione di rapporto tra titolare e dipendente. Come scritto a inizio post non conosciamo i retroscena della vicenda ed abbiamo sentito una sola delle parti, per cui non possiamo né vogliamo esprimer giudizio. Le interpretazioni più immediate sembrerebbero due: l'albergatore potrebbe aver tutte le ragioni oppure vi é dietro qualcos'altro e la suddetta "antipatia" del cameriere é solo una scusa per licenziarlo.
L'elemento "interessante" della vicenda, che ci ha convinto di segnalarla su Hotel Bizarre, é però una riflessione su come ci si può ritrovare in condizione di dover misurare, documentare e certificare il "livello di simpatia" di qualcuno. Altrettanto interessante é il fatto che, a seconda dei punti di vista, tale "livello di simpatia" possa essere inteso come "estremamente importante" da qualcuno (i clienti) o "da non prendere in considerazione" per qualcun'altro (legislazione) per cui, indifferentemente dalla strada scelta (assecondare i clienti licenziando un dipendente scortese o andare avanti comunque per non ledere i diritti del dipendente stesso) significa scontrarsi con quella opposta.
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