(1008) Lavoro troppo schematizzato

Un bel post postato su La Maga di Oz in cui una ragazza italiana che lavora come cameriera in Australia descrive egregiamente uno scontro cameriere-titolare poiché quest'ultimo utilizza metodi troppo rigidi:


Oggi ho affrontato Mister Spaccapalle (il titolare del ristorante ndHB). Non gliela facevo più.
Continuava a gironzolarmi intorno, borbottava, si lamentava con tutti.
E io lo osservavo a mio volta. Pulivo i tavoli, servivo i clienti ma con la coda dell’occhio scrutavo il mastino neozelandese…
Ho aspettato il prestesto. Non ho dovuto attendere molto.
In Australia, ma un po’ ovunque, per facilitare il lavoro di chi serve fra i tavoli si divide il “floor”, ovvero il luogo fisico dove si trovano tutti i tavoli, in diverse sezioni. Ogni cameriere ha la sua e ne è responsabile.
 Ma, a rigor di logica, se un collega ha bisogno e se nella propria regna la calma si può, come dire, sconfinare.
Dove lavoro io no. Siamo come dei soldati. Stai nella tua sezione e basta. Il tuo collega può morire, può essere sommerso dagli ordini ed essere preso a calci in culo dai clienti nello stesso momento ma tu niente, stai nella tua sezione. Piuttosto ciondoli ma non ti devi muovere…
Sono malati un pochino sti Aussie (Australiani ndHB) ….eh?
Bè sentite, io non sono australiana, sono italiana. Io non ce la faccio a vedere un collega che ha bisogno e stare con le mani in mano perchè “non è la mia sezione”!!! Ma come si fa?
Vi ho fatto questa premessa perchè è stato l’aver attraversato “la linea nemica” che ha scatenato il confronto con il Mister….

La mia sezione era a posto, non avevo molti clienti e quelli che erano seduti stavano tranquillamente facendo colazione.
Nella sezione della mia collega Illy c’era l’inferno: sei persone arrivate nello stesso momento, altri tre da servire e uno da pulire. Lei era sola e la vedevo soffrire e farsi un culo paura per fare venti cose nello stesso momento.
Lui guardava da in fondo. Ha dato giusto una mano porgendo qualche menu’ ai clienti, poi più niente.

Guardava il mastino.

Io devo aver avuto la bava alla bocca in quel momento. Stavo esplodendo. Non mi sono avvicinata ai nuovi avventori, ma ho pensato “pulisco giusto quel tavolo, almeno le levo un pensiero”. E mi sono avviata…
Mister Spaccapalle mi ha lasciato fare. Una volta finito, mi ai chiamato da parte e mi ha detto: “Sei proprio sicura che nella tua sezione non c’è niente da fare? Ti faccio vedere io quante cose ci sono da fare!”..
Sapete quali erano le cose che questa colpevole e insolente italiana non aveva fatto nella propria sezione? Riempire un salino vuoto (uno) e allineare due tavoli (due).

Ma io dico: sarà più importante servire i clienti che un collega non riesce a seguire o riempire un salino che nessuno, in quel momento, sta usando??
Ora, come potevo trattenermi dal saltargli alla gola e morderlo? Mi sono trattenuta, ma non a parole.
Capite dove si è attaccato sto cretino? Invece che apprezzare il fatto che stavo dando una mano a una collega si è indignato…ma come sta?????

Allora ho riempito per bene i polmoni e con il mio accento italiano “leggermente” forte gliele ho sparate tutte in un inglese grammaticamente impeccabile. Quando mi incazzo parlo meglio.
“Sei una persona rude, non sai parlare alle persone, peggiori le cose invece di facilitarle e ti limiti a guardare le piccole imperfezioni invece che apprezzare i grandi risultati”.
Ora mi dovete immaginare mentre gli rifilo tutte ste cose una dopo l’altra senza prendere fiato, una mano su un fianco, occhioni belli spalancati e l’indice dell’altra mano che lo indica per enfatizzare quello che sto dicendo.
Tipica scenata italiana. Ma non ho urlato, non ho insultato. Educata ma efficace.
diciamo una scenata italo-inglese….
Lui non se l’aspettava. Era basito, ma ha provato lo stesso ad andare alla carica: “Sono quattro mesi che dico che dovete stare nelle proprie sezioni ma non ci sentite. Sono stufo, ecco perchè sono incazzato! Non capite quello che dovete fare, sono stanco!”.
Io l’ho guardato dritto negli occhi e gli ho sparato:
“Se non ti vado bene, perchè non mi licenzi?”
A queste parole i miei colleghi hanno smesso di fare quello che stavano facendo e i pochi (per fortuna) clienti presenti in quel momento si sono girati a guardare i due litiganti…
Illy è rimasta con il piatto a mezz’aria, Pia per poco non rovesciava il caffè su un cliente…
Lui è trasalito. E’ diventato rosso come un peperone, ha provato a deglutire (io ero veramente incazzata, avrà voluto evitare che perdessi la flemma inglese e la scenta diventasse davvero italiana doc…robe da vergogna universale….siamo noti in tutto il mondo per le nostre scenate) e poi con una voce un po’ più sommessa ha replicato:
“Io voglio solo aiutare”
E io ho messo il carico da dodici su quella faccia di merda:
“Tu non aiuti, tu peggiori solo le cose”.
Poi mi sono rimessa a lavorare come se niente fosse. Le mie colleghe celavano in malo modo un certo sorriso e il Mister è rimasto in mezzo alla sala come una statua di sale.

Ero proprio contenta. Fanculo, almeno mi sono liberata la coscienza.
Ho pensato di essermelo definitivamente giocato, ho pensato che da quel momento in poi mi avrebbe reso la vita ancora più infernale.

Quando ho finito il turno l’ho salutato come sempre, ma lui invece che rispondermi con un semplice cenno della mano si è incamminato verso di me.
Ho pensato: “Ecco, sono nella merda. Ho fatto la saputella e ora mi massacra”.
E invece mi ha sorpreso. Mi ha stretto la mano con lo stesso stile con cui si salutano i ragazzi tra di loro, stringendola e piegando il braccio in verticale.
E ha esclamato a voce alta: “Ciao ragazza rude e grazie”
Sta a vedere che ha capito la lezione….

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