Paese che vai, usanze che trovi. Le abitudini alimentari di un luogo e la sua comunità fanno parte integrante dell'identità e della cultura stessa di quell'ambiente e dal loro complesso non andrebbero estrapolati i soli "piatti" per comprendere a fondo la sua cultura.
Al tempo stesso viviamo in un'epoca che tende al multiculturalismo e che a volte mal sopporta l'atto stesso di adattarsi sl "diverso".
Un terreno di scontro forse banale, ma sotto certi aspetti significativo, risiede nelle differenze di approccio ed orario dei pasti in diverse parti del mondo. C'é chi cena alle 16 e chi alle 22. Chi considera il pranzo un semplice spuntino e chi un pasto tale e quale alla cena. Chi mangia in mezz'ora e chi passa tre ore a tavola.
Arroccarsi sulle proprie abitudini o adattarsi ad uno standard comune?
Prendiamo due estremi: un nordeuropeo ed un italiano.
Nordeuropeo:
Colazione abbondantissima con Yoghurt, cereali, salmone, pane e affettati
Pranzo leggero: un panino e via
Cena presto: alle 17-18. Piatto unico seguito da due-tre ore di chiacchere al tavolo bagnati dalla birra.
Italiano:
Colazione leggera: caffé e fetta di pane con marmellata
Pranzo: a tavola con pasta, sugo ed un bicchiere di vinello
Cena: a seconda della regione, dalle 19 alle 21. Un bel primo e secondo con contorno, sempre con un bicchierino di vino o un grappino a fine pasto
Se per adattare ad entrambi la colazione basta aggiungere qualche piatto diverso al buffet, già con il pranzo notiamo le prime (risolvibili) perplessità: cucina vera e propria per l'Italiano e snack bar per il nordeuropeo.
Ma sulla cena é un vero e proprio terreno di scontro! Volendo accontentare entrambi la cucina dovrebbe essere aperta ininterrottamente dalle 16 alle 23 (9 ore continue). Se si trattasse di un locale che serve anche il pranzo (dalle 12 alle 15) resterebbe solamente un'ora libera, neanche il tempo per pulire e preparare la linea per il turno delle 16! Se così fosse bisognerebbe avere almeno una qualche continuità di lavoro perché mantenere attiva una cucina (con i pasti in caldo) dalle 16 per servire il primo cliente alle 19, oltre che una perdita di tempo e denaro obbligherebbe a gettar via chili e chili di cibo divenuto immangiabile (dipende ovviamente da che tipo di cibo si serve). Anche la chiusura presenta problemi simili: tenere aperta la cucina fino alle 23 quando di solito gli ultimi piatti escono dalla cucina alle 21 é assurdo. Inoltre, se per il nordeuropeo l'ambiente del ristorante, dopo una certa ora, si trasforma in quello da birreria, per l'italiano il ristorante dovrebbe restare un ristorante e basta.
E quindi, come muoversi se si alloggia in un Paese con abitudini ed orari dei pasti diversi da quelli cui si é abituati?
L'atteggiamento migliore consiste nell'adattarsi alle abitudini ed ai ritmi locali: imporre i propri ritmi ad un ambiente che ha già i propri non porta a nessun risultato positivo e rende il mondo più triste.
Concordo in pieno. :-)
RispondiEliminaMagari la colazione si mettono anche quelle cose "extra", ma per il resto "sì è in Italia, se volevi mangiare come a casa tua, stavi a casa tua".
Mi permetto di allargare il discorso ai metodi di cottura. Esempio: la pasta in Italia è al dente e i tedeschi dovrebbero farsene una ragione e biasimo gli hotel che li accontentano (salvo casi particolari, ovvero ci sono SOLO tedeschi o giù di lì, in albergo). Naturalmente quando noi italiani andiamo in Germania ci dobbiamo adattare.
ciao ciao
Per quanto riguarda i metodi di cottura ti rimando alla risposta scritta al tuo commento al post 756
RispondiEliminaGrazie, anche se qui intendevo qualcosa di diverso, ovvero il fatto che il turista, mediamente, pretenda di essere come a casa sua, anche se non è a casa sua. Se l'albergo decide di farlo sentire a casa sua è un servizio che fa l'albergo. Servizio che andrebbe sempre concordato (personalmente se andassi in Canada l'ultima cosa che vorrei trovare è cucina italiana, sono in Canada, che cavolo! :-D ).
RispondiEliminaIl concetto di base è che è il turista che si deve adattare quando va in un altro paese, pretendere il contrario è assurdo. Chiederlo (civilmente) è un suo diritto.
Di là il discorso era diverso. :-)
Hai il nostro appoggio al 100% ma bisogna riconoscere che -purtroppo- questo concetto base non é molto condiviso dalla maggior parte delle persone o lo é a livelli differenti.
RispondiEliminaOltre a ciò moltissimi clienti vorrebbero sempre "qualcosa di diverso" da ciò che gli viene offerto ma non lo dicono a parole (se gli si danno le albicocche fresche al buffet le volevano sgusciate, se gli si da una bici la volevano con più marce, se gli si fa uno sconto del 50% c'é comunque sempre qualcuno che aveva offerto di meno) non si tratta di cattiveria o "stronzaggine" ma più probabilmente solo "stress da turista" ; P