Gestione aziendale e rapporti in famiglia

Era da qualche tempo che si voleva scrivere un post riguardo alla relazione tra rapporti economici e rapporti personali che avvengono in azienda.

L'argomento non riguarda esclusivamente le realtà turistiche ma le aziende nel loro complesso, soprattutto tenendo in considerazione che la stragrande maggioranza delle aziende italiane sono a conduzione famigliare. Basta ricordare che nell'ambito della ricettività turistica oltre il 90% degli esercizi italiani sono realtà medio-piccole gestite in famiglia.

La realtà economica di un'azienda dovrebbe essere virtualmente separata dalle relazioni personali, ma é pur vero che nella vita nel suo complesso non esistono mai "realtà" del tutto scollegate le une dalle altre. Da questo punto di vista le grandi multinazionali sono, di solito, più "fredde" ed applicano in maniera maggiormente rigida questa distinzione, spesso a scapito dei rapporti umani (ci sarebbero alcuni "però" in proposito, ma sorvoliamo). Nelle aziende medio-piccole (specie quelle a conduzione famigliare) invece, si può spesso riscontrare l'estremo inverso.

Gli esempi da citare sono infiniti: il dipendente incapace che non si può licenziare perché figlio/nipote di amici di famiglia cui si deve un favore; il fornitore che non si cambia perché proprio cugino; l'artigiano che non si cambia perché sposato alla propria sorella; litigi con la propria figlia (che lavora in hotel come receptionist) perché le colleghe di lavoro (dipendenti) fanno più ferie di lei; invidie tra il personale verso un collega perché nel privato é molto amico del figlio del titolare (anche se sul lavoro non vi sono preferenzialismi); cliente-parente che abusa dei trattamenti di favore ecc.

Si tratta di situazioni diffuse che non vengono certo illustrate nei corsi di economia ma che fanno parte della realtà quotidiana di innumerevoli aziende.

Ch
e si tratti di una società grande o piccola, tutte queste situazioni si riflettono nel lavoro e nell'economia dell'azienda: al dipendente (nipote) incapace bisognerà affiancarne un'altro che non sarebbe necessario; il fornitore (cugino) che non offre qualità adeguata potrebbe rendere insoddisfatti i clienti, lo zio a cui non si può rifiutare uno sconto abnorme anche se l'azienda ha difficoltà a permetterselo crea buchi di bilancio ecc.

Si instaurano delicati equilibri tra vita famigliare ed economica difficilissimi da sciogliere: interrompere i rapporti con il fornitore-cognato, ben sapendo che é in difficoltà economiche, porterebbe a rompere drasticamente i rapporti con la propria sorella, concedere alla propria figlia un numero di giorni liberi uguali a quelli del personale potrebbe creare invidia tra il personale stesso (irrazionale, si, ma comunque fonte di tensioni che é meglio non alimentare); non concedere lo sconto allo zio creerebbe litigi con i nipoti e così via.

Si può arrivare a situazioni estreme come la seguente.
Tre fratelli: Mario, Gianni e Luigi hanno una società assieme (1/3 a testa). Mario lavora in cucina, Gianni della gestione generale e Luigi degli aspetti legal-burocratici.
La nuova moglie di Mario lo aizza contro gli altri due fratelli, che le stanno antipatici, perché si assuma un aiuto cuoco in più affinché il marito lavori meno e per licenziare una cameriera carina, che vede come una possibile rivale in amore. Assecondare le richieste di Mario (spinto dalla moglie) vorrebbe dire assumere un dipendente non necessario e licenziare ingiustamente un'ottima cameriera; opporsi potrebbe portare alla rottura della società.

Casi di questo tipo sono molto più frequenti di quanto si pensa. Qui si vede la capacità di ognuno nel saper distinguere i rapporti di lavoro da quelli personali: basta che una sola delle due parti sia incapace di effettuare questa distinzione perché si creino attriti o addirittura interruzione permanente dei rapporti!

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