(988) L'avvocato può sbatter fuori un cliente. L'albergatore no.

Linkiamo questo interessante articolo (notizia riportata pure qui) riguardante una sentenza della Cassazione. Riassumendo: in uno studio legale, una cliente molto invadente viene sbattuta fuori con un calcio nel sedere che gli procura lesioni. La Cassazione, in sostanza, ha sancito che, non essendo lo studio legale un esercizio aperto al pubblico, il professionista aveva diritto ad agire in tal maniera per difendersi dall'invadenza della cliente.

La decisione ruota attorno al concetto di "esercizio pubblico": un libero professionista quale ad esempio un artigiano (o un avvocato) ha la libertà di scegliere se accettare un cliente o meno, mentre chi lavora in un esercizio pubblico é obbligato a servire indifferentemente chiunque ne richieda i servizi. Il concetto di "esercizio pubblico" non si applica solo a servizi di pubblica utilità come le Poste, i trasporti o a chi fornisce generi alimentari, ma anche a realtà non certo indispensabili quali Alberghi, ristoranti di lusso, profumerie ecc.

Tale distinzione, quindi, é stata centrale perché la Cassazione ritenesse giustificato l'atteggiamento del professionista, oltre alla considerazione che nel caso specifico (cliente invadente e violento), la strada del tribunale non poteva considerarsi una forma di tutela efficace (il cliente vuol far male ADESSO ed il professionista doveva difendersi SUBITO, non tra MESI e MESI).

Buffo: se il cliente di un avvocato/artigiano da in escandescenze nel suo studio, quest'ultimo ha il diritto di tirargli un bel calcio nel sedere, ma se quella stessa persona desse in escandescenze anche peggiori ma all'interno di un albergo, ristorante, bar, tabacchino o negozio d'abbigliamento, i titolari dovrebbero subire il tutto senza sfiorarlo nemmeno con un dito poiché la natura del loro lavoro li obbliga a "servire chiunque senza distinzioni".

Si, ci saranno delle solide "distinzioni legali" e si potrà replicare con mille "però", ma ha senso che dei lavoratori vedano negata la propria libertà di difesa poiché hanno scelto di lavorare a contatto con la gente mentre chi fa un lavoro più "dietro le quinte" non ha tali limitazioni?

Qui non si vuol giudicare la correttezza in se della sentenza, quanto la differenza di trattamento che sembra emergere dalla stessa tra chi lavora a contatto con il pubblico o meno.

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