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Articolo pubblicato su Pianetamamma

Bibione: bambina disabile discriminata a pranzo in albergo
Discriminazioni a Bibione, in un albergo. Una bambina è stata fatta allontanare dalla sala da pranzo dell'albergo dove soggiornava coi genitori perchè, essendo disabile, pare 'desse fastidio'

L'estate scorsa vi avevamo raccontato di uno spiacevole fatto avvenuto a Madonna di Campiglio. Qualche tempo fa era successo a Toronto che una madre venisse allontanata da una piscina dove stava allattando suo figlio e fece scalpore il caso del social network Facebook che censurò le foto delle mamma che allattavano. Un gesto naturale come quello dell'allattamento, compiuto con rispetto e discrezione nella civilissima Madonna di Campiglio, creò scompiglio e turbamento, come il peggiore dei tabù. Un direttore d'albergo chiese ad una mamma di allontanarsi in un posto privato ad allattare, adducendo la motivazione che qualche cliente aveva protestato.

Quest'anno a Bibione (Venezia), sempre in un albergo e sempre in tema di discriminazioni, è successo ben di peggio. Una bambina è stata fatta allontanare dalla sala da pranzo dell'albergo dove soggiornava coi genitori perchè, essendo disabile, pare 'desse fastidio'. Secondo quanto riferito dall'associazione Consumatori, la famigliola aveva deciso di trascorrere qualche giorno al mare con la bimba, affetta da una rara malattia che la porterebbe a emettere "suoni inarticolati e fastidiosi". Per questo motivo, la direzione dell’albergo aveva chiesto che la piccola mangiasse a orari diversi dal resto della clientela, per evitare situazioni di disturbo. Una richiesta immediatamente respinta dalla famiglia della bambina che, indignata, aveva quindi deciso di andarsene. Ma, al momento del pagamento, si è ritrovata ben 500 euro di penale sul conto con la giustificazione di "partenza anticipata". 



Secondo la coppia vicentina, che ha fatto un esposto tramite l’Unione nazionale consumatori Veneto, la direzione dell’hotel avrebbe chiesto di far mangiare la piccola in orari diversi dagli altri ospiti. Le cose non starebbero proprio così per i responsabili dell’albergo, che dichiarano: "Pur sapendo di essere stati corretti, comprendiamo la situazione familiare e siamo disposti a restituire la somma che a norma di legge abbiamo conteggiato, come per qualsiasi cliente, per la partenza anticipata, a nostro avviso senza giusta causa. Una delle sere in cui la famiglia di Bassano era ospite da noi - racconta la titolare, che chiede l’anonimato - la bambina ha cominciato a emettere delle urla nella sala da pranzo".

"Dopo una decina di minuti, la signora ha accompagnato la piccola fuori dalla stanza. Poi io mi sono avvicinata per chiedere se potevo essere d’aiuto e ho fatto presente la nostra disponibilità a variare gli orari dei pasti, per venire incontro, come facciamo con i clienti che hanno esigenze particolari. Ma non è stato imposto nulla. Per quello sono rimasta sorpresa quando la famiglia mi ha detto che voleva andare via prima del previsto. Nel preparare il conto ho applicato la penale, perché non ci sono stati condizionamenti durante il soggiorno». L’associazione albergatori di Bibione, in ogni caso, vuol fare presente di «essere contraria alle discriminazioni di qualsiasi tipo». Sottolinea il presidente Gianni Carrer: «Come imprenditori bibionesi siamo dispiaciuti per quanto accaduto, porgiamo le nostre scuse e speriamo che la famiglia voglia ritornare nella nostra località». Il sindaco di San Michele al Tagliamento, Giorgio Vizzon, ricorda che «la gentilezza e l’ospitalità che contraddistinguono le strutture del nostro litorale devono essere ancor maggiori nei confronti delle persone diversamente abili. Per questo mi auguro che si tratti di un malinteso e che venga al più presto chiarito».

 L’assessore veneto al Turismo Marino Finozzi, impegnato nella stesura della nuova legge di settore, attraverso una lettera aperta ha confidato «di essersi sentito stringere il cuore e vergognato», non appena venuto a conoscenza del fatto. «Credo - ha scritto - che sia necessaria una crescita culturale importante da parte degli albergatori che ancora considerano le persone con esigenze speciali un disturbo per la vacanza dei clienti normodotati, e da parte di alcuni clienti che ancora ritengono una condizione necessaria per il proprio relax l’allontanare dai propri occhi il dolore e la sofferenza, o anche solo la diversità. E gli operatori devono sapere che la Regione del Veneto sarà al loro fianco in questa trasformazione. Perché non accadano mai più episodi come quello di Bibione, che feriscono non solo una famiglia, ma l’intera comunità di cui questa è parte».
Emanuela Cerri


Non commenteremo la notizia poiché non avendo conoscenza diretta degli avvenimenti non ne abbiamo i mezzi adeguati. Riteniamo opportuno ricordare come certi argomenti debbano essere trattati con estrema cautela poiché é facile cadere nella trappola del "giudizio emotivo" senza considerare la vicenda nel suo complesso e dando peso solo ad alcuni dei suoi aspetti. Indichiamo soltanto alcuni post precedenti in cui si erano trattati argomenti simili per offrire una visione più ampia di quanto spesso chi lavora in albergo, si trova nello scomodo ruolo di colui che deve far convivere posizioni inconciliabili. Estremamente chiarificatore uno dei commenti pubblicati in risposta all'articolo originale:


"Fra, ma un albergo che viene accusato pubblicamente rischia di perdere clienti anche se ha la coscienza apposto. Non parliamo di rapporti personali ma di società che sul buon nome ci campano.
Difficile capire dove sta la verità, non avendo vissuto in pirma persona. Potrebbe aver frainteso la famiglia ed aver letto un invito nella disponibilità, o potrebbe accampare scuse la società per salvarsi il nome, che ne sappiamo noi?
Di certo se altri clienti si sono lamentati (e non credo ci sia bisogno di dire cosa penso di chi si lamenta in casi come questo) l'albergo si trova in una situazione di schifo: se accontetna quelli che si lamentano, scontenta chi non ha colpa, se invece "accontenta" chi non ha colpa, scontenta chi si è lamentato. In ogni caso perde dei clienti."


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3 commenti:

  1. Sono situazioni difficili e purtroppo senza una soluzione ovvia (sempre che ci sia). C'è da dire una cosa, i clienti che si lamentano non è detto che sappiano della disabilità (se una bambina grida ed urla l'ultima cosa che penso è che sia affetta da una qualche malattia).

    Non è cinismo, ad esempio in provincia di treviso una persona è stata oggetto di una gogna nazionale per aver chiamato "mongoloide" un bambino affetto dalla sindrome di down.
    Cos'era successo? Semplice, il bambino ha dato fastidio a questa persona che ha sbottato in questa maniera.
    Chiaro? No, perché nella zona "mongoloide" si usa per definire un bambino poco sveglio e/o sbadato, senza che il suo aspetto fisico sia rilevante.
    In altre parole se il bambino fisicamente fosse stato normale il "mongoloide" sarebbe stato detto lo stesso. L'hanno detto i giornali? No, ovviamente.

    Insomma, prima di poter dire che cosa è realmente successo ci vuole MOLTO raziocinio.

    ciao

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  2. Resuscito la cosa perché in zona è successa una cosa simile
    http://corrieredelveneto.corriere.it/belluno/notizie/cronaca/2011/10-agosto-2011/pranzo-camera-il-figlio-disabile-famiglia-lascia-albergo-caorle-1901272830902.shtml
    La domanda è: per quanto una disabilità debba essere innanzitutto accettata, un cliente come può anche solo accettare un rumore descritto dall'albergatore nel seguente modo: "ogni volta che deglutiva, faceva sforzi come da vomito, come persona terrorizzata su cui si usa violenza".
    Io solo ad immaginare un rumore del genere mi passerebbe come minimo l'appetito e naturalmente mi rovinerebbe la vacanza.
    Quindi? Che si fa? A me pare una situazione tra incudine e martello!

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  3. Come hai anticipato é una situazione senza via d'uscita: indifferentemente da ciò che si fa si vien comunque bastonati!

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